Mediterraneo in fiamme… Caldo, incendi e cambiamento climatico
La canzone London Burning dei Clash sulle tensioni sociali nella Londra degli anni ’70 torna d’attualità con le temperature record nel sud dell’Inghilterra. Al grande caldo – con l’anticiclone Apocalisse che persiste sull’Europa – si accompagnano immancabilmente gli incendi. In particolare, anche questa estate si ripete il Mediterraneo Burning…
Dopo i grandi roghi in Sardegna, Sicilia, Calabria, Grecia e Turchia - in un unico grande disastro per il Sud Europa nell’estate 2021 – questa stagione è il turno di Portogallo, Spagna e Francia. Gli incendi però non risparmiano nemmeno la Croazia.
Sono roghi che magari andavano spenti 20 anni fa con la manutenzione e la cura del territorio ma anche con una burocrazia meno kafkiana, quella che impediva al privato che voleva liberamente pulire un sottobosco di farlo autonomamente. E così il fuoco è servito. C’è chi dice ci sia dietro la criminalità, chi i forestali per guadagnare con gli straordinari, l’inciviltà dell’allevatore a cui non hanno rinnovato la concessione per il pascolo, l’incosciente che non ha rispettato il divieto di abbruciamento di residui vegetali o il malato di mente che s’improvvisa piromane. Ma nel Mediterraneo, con le temperature più alte del 20% rispetto alla media - e ogni estate è più calda della precedente – sono le condizioni climatiche a fare da innesco!
Attenzione, non vogliamo ridimensionare le responsabilità dell’uomo, per capire, si stima che il 96% degli incendi in Italia abbia origine umana e non stiamo minimizzando la sua azione. Lo stesso Ministero della Transizione Ecologica ha nel recente passato fornito dati molto chiari se ci limitiamo al nostro Paese.
Gli incendi dolosi e colposi nel 2020 sono stati oltre 4mila e hanno toccato oltre 62mila ettari con 552 persone denunciate e 18 arresti. Rispetto al 2019 la superficie bruciata è cresciuta del 18,3%, e sono salite anche le denunce e gli arresti. Quello che ci preme sottolineare è che il cambiamento climatico ha reso un semplice rogo un potenziale “mega fire”, come dicono gli americani. I mega fires dagli schermi di Hollywood - nella West Coast devastano la California - sono arrivati prima in Australia e da alcuni anni in Europa e Russia. Dove l’aridità è estrema, dovuta all’assenza di piogge, basta un lampo per innescare un flagello di fiamme. Nel nostro continente li abbiamo osservati per la prima volta nel 2017 in Portogallo, nel 2018 hanno segnato la Grecia, nel 2021 è toccato alla Sardegna e questa estate sono tornati tra la Gironda, l’Andalusia e Pedrógão Grande.
La Spagna da una decina di giorni è al centro di un’ondata di caldo estremo. Per le fiamme migliaia di cittadini sono stati costretti a fuggire dalle proprie abitazioni con ben 3 mila persone evacuate preventivamente nella comunità di Malaga. In Portogallo, secondo la protezione civile, gli incendi della scorsa settimana hanno provocato due morti, 60 feriti e hanno devastato circa 15 mila ettari di foreste dall’inizio dell’ondata di caldo. In Francia sono state notevoli le evacuazioni nel dipartimento di Bordeaux, davanti all’avanzata del fronte del fuoco che ha reso estremamente difficile il lavoro dei vigili del fuoco. La costa atlantica – dove si sono registrate le temperature record per la nazione transalpina - ha dovuto far fronte a sei giorni di questi giganteschi incendi che hanno devastato 11 mila ettari di vegetazione.
Si tratta di incendi ingestibili con le vecchie tecniche, inutili le fasce tagliafuoco, hanno dimensioni così straordinarie sia nel calore sprigionato che nell’estensione del fronte delle fiamme da divenire velocemente fuori controllo. E di conseguenza è straordinaria anche la superficie che bruciano. Perdiamo biodiversità e capacità di catturare CO2 che, anzi, aumenta nell’atmosfera proprio per effetto conseguente. Ormai è chiaro che questi fenomeni – quasi sempre innescati dalla mano umana - sono da trattare con attenzione e fermezza e necessitano una risposta al pari di quella per gli attentati terroristici. Nella settimana più calda di questo luglio più caldo di sempre, cominciamo a prendere sul serio il cambiamento climatico. L’Italia, con il suo grande patrimonio boschivo sotto stress idrico, è piena di bombe pronte ad esplodere.
Articolo di Francesco Sani