Oggi è lo Zero Emissions Day
Nella una giornata dedicata alla riduzione delle emissioni di CO2 abbiamo intervistato l’Ing. Luca Ciulli che ci spiega cos’è la carbon neutrality.
L’idea della Zero Emission Day viene dal Canada, dove è proposta per la prima volta il 21 settembre del 2008. Ci vogliono quasi dieci anni per diffonderla, ma finalmente dal 2017 se ne parla in tutto il mondo. Sensibilizzare sul contenimento delle emissioni di anidrite carbonica è fondamentale, questo è lo strumento più importante per contenere entro 1,5 gradi l’aumento della temperatura terrestre. Infatti, come gli scienziati ci ammoniscono, è la fatidica soglia oltre la quale i cambiamenti climatici saranno irreversibili.
Quindi ecco una giornata dove si invitano le persone a non usare energia da fonti fossili e ridurre l'uso dell'elettricità allo stretto indispensabile.
Con l’occasione della Zero Emission Day abbiano chiesto a Luca Ciulli, nostro ingegnere a Save the Planet, di fare un po’ di chiarezza sui concetti di riduzione delle emissioni e carbon neutrality.
Luca, cosa significa “Zero emissioni”?
L’idea di “Zero emissioni” è una teoria su come certi stili di vita possono essere svolti in condizioni di riduzione delle emissioni o vicini alla neutralità. Ovviamente è un’idea “programmatica” perché tutte le azioni che facciamo in una giornata non possono essere a zero. Ognuno di noi emette naturalmente CO2 equivalente in atmosfera. Non si tratta solo della nostra auto utilizzata per uno spostamento, ma i nostri vestiti o il dentifricio e il deodorante che abbiamo usato stamattina sono fonte di emissioni. Perché le linee di produzione di tutto quello che usiamo impiegano materie prime che hanno avuto anch’esse un ciclo di vita… Sostanzialmente ognuno di noi ha un “bagaglio di inquinamento”, più è evoluto lo stile di vita e più ci sono emissioni di CO2.
Perché parliamo di neutralità e non di riduzione delle emissioni?
Neutralità perché il concetto è quello di impostare un percorso che ancora teoricamente porti allo “Zero”. Se calcolassimo per ognuno quel “bagaglio” di CO2, l’impronta climatica di una persona - convenzionalmente detta “carbon foot print”- potremmo idealmente pianificare delle azioni di miglioramento. Molto probabilmente però questo piano non sarà sufficiente, ma si avvicinerà più alla neutralità quanto più una persona adotterà stili di vita sostenibili. La marginalità è possibile portarla allo zero compiendo azioni virtuose nei confronti dell’ambiente.
Quali sono queste azioni?
In primis direi piantare alberi che creano un delta positivo di CO2 assorbendo anidride carbonica. Ma non è significativo in sé. Bisogna quindi partecipare a progetti di riforestazione, pulizia del sottobosco, l’humus e tutto quello che è manutenzione e ripristino di aree boschive danneggiate. Posso anche andare in compensazione investendo in miglioramento energetico della casa, quindi efficientamento dell’abitazione perché il comparto dell’energia è particolarmente impattante: solare termico, fotovoltaico, pompa di calore, infissi a taglio termico, ecc…

Heavy smog on Shanghai, China. - Johannes Eisele/Agence France-Presse
Citando il nostro ambassador Luca Bracali, noi in Italia siamo 60 milioni, anche se tutti attuiamo comportamenti virtuosi, Cina e India da sole fanno la metà delle emissioni in atmosfera del nostro pianeta...
Assolutamente, questa è una partita che si gioca a livello di istituzioni internazionali. L’Europa si è posta un piano ambizioso al 2030 e al 2050 per ridurre le emissioni. Storicamente l’UE ha sempre anticipato gli standard. Speriamo che diventi da traino anche per gli Stati Uniti. In Africa, Asia, ma anche nell’Est Europa, c’è ancora l’esigenza di produrre facendo i grandi numeri senza andare troppo per il sottile su quanto si inquina.
Appunto, in Europa abbiamo il caso dei paesi dell’Est diventati i conto terzisti della Germania. I tedeschi hanno trasferito una loro quota di emissioni da produzione industriale in Polonia, Cecoslovacchia, ecc…
In quei paesi, tra l’altro, c’è ancora molto ricorso alle fonti fossili dalle miniere di carbone. È fondamentale che l’Unione Europea attui il suo Green New Deal per supportare la transizione dei paesi che hanno impiantato l’industria pesante di altre nazioni. Sui grandi inquinatori che citavamo prima, Cina e India, il discorso è più complesso. La Cina è un grande inquinatore ma anche il primo paese per investimenti in energie rinnovabili e in ricerca su tecnologia green. In futuro potrebbe paradossalmente essere il paese guida del settore. Diverso è il caso dell’India, a differenza della Cina, non ha capitali da investire in ricerca & sviluppo e quindi è difficile che nel medio periodo riesca a riconvertire le sua economia basata su linee di produzione per grandi numeri.
Per chiudere: alcuni accorgimenti a casa per ridurre le nostre emissioni?
Prediligere lampade a led e forniture gas e luce che certificano la provenienza da fonti rinnovabili, piastre a induzione invece che i classici fornelli e se possibile meglio la pompa di calore che la caldaia a metano... In generale l’efficientamento energetico dell’abitazione resta al primo posto tra quello che possiamo fare, la miglior energia pulita è quella non consumata.
Intervista di Francesco Sani