Save The Planet incontra la start-up innovativa SGS Microgreen

28/11/2021

Save the Planet ha scoperto l’avventura imprenditoriale green di SGS Microgreen, una start-up innovativa nel settore dei micro-ortaggi riconosciuta dalla Camera di Commercio di Milano, Monza e Brianza e Lodi, fondata da tre imprenditori con il pollice verde: Stefano Franzoso, Gianluca Rogiani e Stefano Ceschina.

Siamo andati a trovarli e abbiamo intervistato uno dei tre fondatori, Stefano Franzoso, per scoprire di cosa si tratta questa curiosa esperienza d’impresa.

Come nasce questa idea: chi siete, cosa fate e cosa vi frullava nella mente?

Siamo tre ragazzi, ci piace chiamarci ancora così, e ci interrogavamo da tempo sulla possibilità di fare impresa insieme, ma con una visione ben precisa: intraprendere un’attività nel rispetto dell’ambiente e di ciò che ci circonda; una vera “impresa”, dato che sembra che produrre reddito e creare ricchezza sia quasi sempre e necessariamente a discapito del nostro pianeta. Siamo partiti dal condividere questo spirito. Sono passati mesi ma da questa condivisione non usciva un’idea di business concreta e finanziariamente sostenibile.

Poi, una sera in birreria, la svolta: stavamo ragionando sull’agricoltura, puntando al rinnovamento del concetto tradizionale, sempre tenendo presente l’impatto ambientale. In quei giorni avevamo letto un interessante articolo sui micro-ortaggi, una particolare modalità di coltura che negli Stati Uniti è presente da anni e che molti coltivano in autonomia. Ci siamo detti… Perché no? Potrebbe essere un prodotto molto innovativo in Italia ma legato alla grande tradizione culinaria del nostro paese. Potrebbero essere il nuovo e tradizionale al tempo stesso, coltivato con modalità decisamente innovative e poco impattanti a livello di suolo, energia, acqua ed inquinamento! 

Micro-ortaggi… Cosa sono esattamente? In che senso sono innovativi?

Per la definizione dell’Università degli Studi di Bari, i Micro-ortaggi sono “giovani e tenere plantule commestibili” di specie orticole, specie erbacee, erbe aromatiche e specie spontanee, che generalmente vengono raccolte da 7 a 15 giorni dopo la semina allo stadio di foglie “cotiledonari” (cioè nella fase embrionale) o con le prime foglie vere. Secondo uno studio condotto dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti e dall’Università del Maryland hanno un contenuto di Vitamine (come la C, la E, e la K) e Carotenoidi (beta-carotene, luteina e zeaxantina) anche decine di volte più alto rispetto ai comuni ortaggi. 

Sono alimenti funzionali in grado di fornire i nutrienti necessari per la dieta quotidiana, componenti bioattivi in grado di esercitare alcune funzioni favorevoli per l’organismo e un aiuto nel ridurre i rischi connessi all’insorgenza di alcune malattie. Inoltre, rispetto agli ortaggi “adulti”, i Micro-ortaggi mostrano concentrazioni di sostanze antiossidanti molto più elevate. Oltretutto, occorre considerare che rispetto agli ortaggi convenzionali spesso utilizzati cotti, il consumo crudo dei micro-ortaggi ha il vantaggio di evitare la perdita di nutrienti o la degradazione delle vitamine termolabili.

Venendo al discorso innovativo dal punto di vista delle tavole di oggi, beh il discorso è presto fatto: coniugare la tradizione culinaria italiana con l’innovazione derivante dall’utilizzo dei micro-ortaggi è proprio la nostra missione! Ci proponiamo di farli diventare di uso quotidiano per migliorare la nostra salute con l’apporto continuo di elementi di arricchimento naturale, anche grazie alla modesta quantità necessaria per poterli assumere vista la concentrazione; un veloce esempio: perché mai integrare la propria dieta con pastiglie di vitamine varie come le case farmaceutiche stanno spingendo a fare ormai anche qui in Italia, se possiamo farci un multivitaminico fatto in casa con pochi grammi di micro-ortaggi, magari integrandoli semplicemente in una insalata? 

Concretamente come vi siete organizzati per partire? Quali compromessi ci sono tra la natura di start up agricola innovativa e le necessità di risorse di una vertical farm?

Da subito è stato chiaro che per partire bisognava innanzitutto studiare, siamo partiti da lì: studiare, sperimentare e far tesoro di quello che scoprivamo. Poi abbiamo iniziato a seminare, provando e riprovando, cambiando continuamente semi, substrati, contenitori, illuminazione, modalità di irrigazione; il periodo di test è stato molto lungo, occupava tutti i weekend, tutte le nostre ore libere, tutti i momenti che avremmo potuto dedicare al relax erano invece dedicati alla realizzazione del nostro sogno.

Le risorse erano sostanzialmente in casa: un po’ alla volta ogni socio ha apportato ciò che poteva alla costituzione dell’impresa, non perdendo di vista l’equilibrio anche sotto l’aspetto economico dei costi che man mano affrontavamo; come da buona start-up anche noi siamo partiti da un mitico garage (ne eravamo pure orgogliosi, visti gli esempi illustri), poi una cantina ed infine la sede attuale, un appartamento in cui  abbiamo creato la nostra VERTICAL FARM nel centro di Cinisello Balsamo, a nord di Milano.

Ma raccontaci meglio come le vostre idee e le applicazioni pratiche aiutano l’ambiente?

Fin dall’inizio abbiamo puntato sul concetto di risparmio: sia energetico che delle materie prime. Lato risparmio energetico abbiamo optato sull’utilizzo delle luci led che tra tutte sono quelle che più consentono un risparmio a parità di ore di illuminazione, senza considerare che, rispetto ad altre tipologie di illuminazione, consentono una modulazione dell’illuminazione molto più precisa. E per l’energia abbiamo scelto come fornitore Enegan, rigorosamente 100% green.

In merito invece al consumo di acqua, quasi tutta l’acqua utilizzata nel laboratorio viene rimessa in circolo, favorendo un risparmio elevato della risorsa pari a circa il 95% dell’acqua rispetto all’agricoltura tradizionale. Al momento riusciamo a mantenere le coltivazioni con appena 20 litri di acqua al giorno per tutta la produzione. 

Un ulteriore aiuto all’ambiente è dato dalla eliminazione delle sostanze chimiche, comuni nelle pratiche agricole tradizionali, ciò permette quindi di ottenere un prodotto che sia esente da sostanze potenzialmente tossiche o inquinanti: infatti per far crescere i micro-ortaggi di nostra produzione servono solo acqua e luce, nient’altro, nessun concime, nessun elemento chimico viene aggiunto.

L’impianto di filtrazione dell’aria serve inoltre per evitare che penetrino dei patogeni all’interno della struttura, garantendo così l’isolamento da contaminazioni e malattie per ottenere un prodotto sicuro e sano senza la necessità di ausilio di agro-farmaci, evitando inoltre la dispersione di tali sostanze nell’ambiente e tutte le problematiche relative a questa pratica ancora così diffusa purtroppo.

Stiamo inoltre affrontando il tema del packaging, molto complesso, ma anche qui arriveremo a una soluzione in linea con le nostre ambizioni di impatto zero, o vicinissimo.

La Camera di Commercio di Milano vi ha riconosciuto il titolo di Startup Innovativa cominciano a darvi fiducia, cosa significa?

Vedersi riconosciuti dalla Camera di Commercio di Milano con la qualifica di Start-up Innovativa è stato un grande risultato ottenuto grazie all’impegno di tutti quanti; significa aver speso tempo e denaro in ricerca finalizzata alla realizzazione dell’innovazione in Italia, sia dal punto di vista della tipologia del prodotto che anche e soprattutto di processo efficiente; SGS MicroGreen compare infatti in una sezione speciale delle Start-up e per poter continuare a comparire in questa sezione ogni anno bisogna continuare a dimostrare alla Camera di Commercio che si sta studiando ed investendo in innovazione con dati e risultati alla mano.

Un ulteriore risultato che ci ha inorgoglito è che la nostra piccola azienda è stata oggetto di studio di una tesi di Laurea dal titolo MICRO-ORTAGGI: UNA NUOVA FRONTIERA DELL’ORTICOLTURA E DELLA NUTRIZIONE redatta dalla Dottoressa Marta Ghigliotti Hernandez presso l’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SCIENZE GASTRONOMICHE di Pollenzo.

Possiamo dire che siete green di nome e di fatto?

Assolutamente sì, di nome e di fatto, facciamo del nostro meglio per puntare ad ottenere un prodotto che produca reddito senza mai a andare a discapito della salute dei consumatori e quindi dell’ambiente.

 

Intervista a cura di Leonardo Poltronieri

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