Save the Planet con JTI per un intervento che coniuga ambiente e sociale per Bergamo
Save the Planet e JTI, nell’ambito delle iniziative “Città Sostenibili 2021”, hanno coniugato l’attenzione al tema della sostenibilità ambientale con quello della violenza sulle donne.
Abbinare ambiente alla sensibilità sociale è naturale, perché entrambi sono pilastri della sostenibilità. Ecco quindi che a Bergamo abbiamo scelto di fare un’opera di arte urbana realizzata con una pittura speciale dalle proprietà fotocatalitiche. Il murale, mentre si ammira, disgrega e abbatte le componenti velenose dell’inquinamento e particelle nocive!

Gli spunti creativi dell’opera, realizzata in Via Lunga presso la Fiera di Bergamo, sono il frutto di un momento di confronto con una comunità di donne assistite da una storica Onlus bergamasca. L’Associazione Aiuto Donna Centro Antiviolenza, da 22 anni fornisce ogni genere di supporto - legale e psicologico - a soggetti in difficoltà vittime di maltrattamenti e stalking. La cronaca ricorda la grave situazione in Italia sui femminicidi diffusi sul territorio che indistintamente accadono in ogni regione ed in ogni fascia di età. Nella maggior parte dei casi assistiti, il desiderio comune è quello di vedere garantiti i diritti essenziali dell’individuo e la parità tra i sessi.
"Quello della violenza sulle donne è un problema che riceve attenzione solo quando è assunto alle cronache – ci ha detto la presidente dell’Associazione Aiuto Donna, Oliana Maccarini – quindi un’opera di street art, forma di comunicazione oramai diventata di grande impatto nelle città, con abbinato un QR code che assolve alla richiesta d’aiuto, è sicuramente efficace. Oggi molte persone contattano la nostra Onlus tramite gli strumenti digitali, siamo stati da subito partecipativi quando ci hanno individuato come partner dell’iniziativa e coinvolti. L’artista è una ragazza che ha sicuramente sensibilità sui nostri temi. Abbiamo ricevuto un sostegno importante per le nostre attività, infatti, se le nostre disponibilità ce lo permettono, cerchiamo di accompagnare le vittime anche economicamente. Quando le vittime decidono di lasciare l’uomo maltrattante – ricordiamo che il 90% dei casi avviene fra le mura domestiche – si tratta di affrontare una nuova vita e spesso senza risorse. Noi le accompagniamo per due anni con un progetto che oltre a un nuovo tetto fornisce una formazione per un eventuale nuovo reinserimento lavorativo".
Per realizzare il murale denominato “Il labirinto della rosa”, è stata scelta Elisa Veronelli. L’opera unisce in sé due elementi simbolici per parlare di una situazione complessa e sfaccettata quale i maltrattamenti sulle donne. Il labirinto, che riprende il logo dell’associazione Aiuto Donna, è formato da pareti trasparenti che, procedendo verso il centro, si trasformano nei petali di una rosa. Questa, assunta come simbolo della figura femminile, appare incastrata tra mura intricate che paiono imprigionarla, ma al tempo stesso essa agisce per sciogliere la sua costrizione.
È l’artista stessa che ci ha raccontato il suo coinvolgimento.
Tutto il pensiero nella progettazione di questo murale è stato rivolto al significato che doveva avere. L’idea del labirinto e della rosa è un richiamo al simbolo di Aiuto Donna e a un fiore incastrato in una situazione di difficoltà. Ma la barriera è disegnata trasparente perché l’idea è quella di potersi vedere attraverso e si può chiedere aiuto per abbatterla. In passato avevo fatto a Lecco un intervento di street art sul tema violenza, anche lì c’è il QR per chiedere aiuto. Mi sono avvicinata a questa tematica proprio grazie alla mia attività di pittrice perché ho conosciuto altri artisti che utilizzavano l’arte per sensibilizzare. Utilizzare le proprie capacità e metterle a servizio di un argomento così delicato è molto appagante, posso definirlo come un percorso di scambio questa esperienza con Aiuto Donna” ha concluso Elisa.
Per capire come il murale dia un contributo simbolico alla riduzione dell’inquinamento ce l’ha spiegato invece Paolo Caspani della Caspani SRL di Saronno, che produce la vernice trasparente fotocatalitica.
“Fotosan ha la caratteristica di disgregare molecolarmente gli agenti inquinanti chimici (monossido di carbonio, particolato, polveri sottili, PM5 e PM10) e biologici, ovvero gli allergeni. Questi componenti sono trasformati in sostanze innocue, ad esempio nitrato di calcio, con la scissione delle molecole. La vernice è ideale negli ambienti indoor anche per la sua azione antimicrobica. Nel caso di Bergamo, l’artista ha spruzzato la vernice terminata la superficie del dipinto e da quel momento è diventato eco-attivo e pronto a purificare l’aria tramite il processo di fotocatalisi. Per me è motivo di soddisfazione che Fotosan - un prodotto italiano, certificato, da noi pensato per rendere gli ambienti più salubri - sia stato messo a disposizione per un’opera artistica dal messaggio sociale”.
L’opera non si pone come finita e determinata, bensì spunto di riflessione con lo scopo di portare coscienza e maggiore attenzione al tema trattato. Il QR code, che inquadrato rimanda a una landing page dedicata con finalità informative, infine, ci è sembrato lo strumento di comunicazione di aiuto più immediato per chiunque ne avesse bisogno.
